Alcune difficoltà sono parte della pratica di mindfulness e sono un inganno perché quando compaiono ci distraggono e ci fanno sentire sconfitti.
AVERSIONE
È l’esperienza che ci dice “non voglio”.
Ogni volta che sperimentiamo qualcosa e abbiamo una reazione di rifiuto, o il desiderio di allontanare quell’esperienza, possiamo parlare di “avversione”.
Possiamo anche includere come emozioni paura, rabbia, irritazione, disgusto e risentimento.
CRAVING e DESIDERIO
È l’esperienza che ci dice “voglio”.
Possiamo avvertirla sfumata, come il desiderio di sentirci tranquilli e rilassati oppure, all’estremo opposto come un potente impulso a fare uso di sostanze.
IRREQUIETEZZA e AGITAZIONE
Può manifestarsi come una sorta di disagio fastidioso. Possiamo avvertirlo fisicamente, come un intenso desiderio di muoverci durante la meditazione o come agitazione mentale, nella quale la mente avverte insofferenza o disagio.
TORPORE e SONNOLENZA
Può presentarsi come assopimento fisico e pigrizia mentale.
Possiamo avvertirlo nella mente, nel corpo e in entrambi.
DUBBIO
Il dubbio si può presentare come insicurezza personale “non sono capace di fare questa pratica” o insicurezza sull’utilità della pratica “è ridicolo, perché la gente dovrebbe rimanere seduta qui a osservare il respiro”.
Il dubbio è una sfida particolarmente complicata perché può diventare molto persuasivo.
Imparando a riconoscere le difficoltà nella nostra pratica, possiamo anche imparare a osservarle nella nostra vita quotidiana e notare il modo in cui tendiamo a reagire a esse.
La mindfulness ci permette di osservare le nostre reazioni e interrompere la sequenza “automatica” cosi da renderci più liberi di fare delle scelte sagge e consapevole.
Le difficoltà fanno parte della vita e dipende da come le affrontiamo. La differenza tra il fatto che esse controllino la nostra vita, o invece che possiamo rapportarci ad esse in modo più libero.